lunedì 11 gennaio 2010

Aliquote 23% e 33% governo Berlusconi. Esempi.

Il governo Berlusconi vorrebbe effettuare questa modifica algli scaglioni delle tasse irpef:

fino a 100.000 euro si pagherebbe il 23 %
oltre i 100.000 euro si pagherebbe il 33%

In questo momento la situazione è la seguente:

SCAGLIONI IRPEF
0-15.000 23 PERCENTo
15.001-28.000 27 PERCENTo
28.001-55.000 38 PERCENTo
55.001-75.000 41 PERCENTo
75.001-1.000.000 43 PERCENTo


Facciamo degli esempi.

Se guadagnate 1000 euro netti al mese (ossia 17000 euro lordi/anno) guadagnarete 80 euro all'anno in più (ossia 7 euro al mese in più)

Se guadagnate 1200 euro netti al mese (ossia 21000 euro lordi/anno) guadagnarete 240 euro all'anno in più (ossia 20 euro al mese in più circa)

Se guadagnate 1400 euro netti al mese (ossia 24000 euro lordi/anno) guadagnarete 360 euro all'anno in più (ossia 30 euro al mese in più circa)


Se guadagnate 1500 euro netti al mese (ossia 26000 euro lordi/anno) guadagnarete 440 euro all'anno in più (ossia 37 euro al mese in più circa)

Se guadagnate 2000 euro netti al mese (ossia 37000 euro lordi/anno) guadagnarete 1870 euro all'anno in più (ossia 156 euro al mese in più circa)

Se guadagnate 2600 euro netti al mese (ossia 50000 euro lordi/anno) guadagnarete 3820 euro all'anno in più (ossia 318 euro al mese in più circa)

Se guadagnate 4800 euro netti al mese (ossia 99000 euro lordi/anno) guadagnarete 12900 euro all'anno in più (ossia 1081 euro al mese in più circa)

1 commento :

Francesco Zaffuto ha detto...

Si ripete la strategia delle ultime elezioni politiche, quella sull'ICI per la prima casa: era un'imposta che interessava tutti ed è stata tolta a tutti.
L’effetto della eliminazione dell’ICI sulla prima casa è stato:
- chi aveva un vecchio monolocale ha avuto un beneficio x;
- chi aveva cinque stanze in centro città un beneficio x+100;
tutti accontentati allo stesso modo e tutti hanno votato allo stesso modo.
Quando si fondò questa Repubblica si scrissero poche e chiare parole in materia di imposte e sono riportate nella Costituzione:
Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Concorrere tutti in ragione della loro capacità contributiva, insieme al criterio della progressività, significa chiaramente che: il povero deve pagare anche lui qualcosa, un x; e i ricco deve pagare un x+100.
L’imposta IRPEF, per il suo carattere di imposta diretta sul reddito, è quella che può essere meglio regolata sull’effettiva ricchezza del cittadino; a differenza dell’IVA che è un’imposta sui consumi che grava anche sui generi alimentari e di prima necessità e che non tiene conto della ricchezza.
Se l’IRPEF, che è l’imposta base del sistema impositivo italiano che si può proporzionare alla effettiva ricchezza, con due sole aliquote avremo questa situazione:
- gli italiani poveri esonerati dal pagamento dell’IRPEF ed anche esonerati da ogni lamentela; ai quali si potrà dire “ma stai zitto te, lo sai quanto pago di tasse io”;
- la grande massa degli italiani al 23%; ben omologati in una strana eguaglianza dove chi guadagna 20.000 euro l’anno è uguale a chi ne guadagna 70.000.
- e la fetta di quelli del 33%; i ricchi finalmente salvati dalla mannaia delle imposte al 37 e 40 percento.
Non è questa la strada della giustizia impositiva, contribuzione di tutti e progressività comportano il ricorso a un ventaglio di aliquote che deve tenere conto dei vari stadi di ricchezza. Chi ha un reddito di poche migliaia di euro non è certo danneggiato se paga un 5% di IRPEF e può dirsi come tutti gli altri partecipe della contribuzione (tanto il suo esonero è solo fittizio perché paga l’IVA su ogni bene che acquista). Chi ha un reddito di 20.000 euro non può ricadere di punto in bianco nell’imposta del 23%, è giusto che la sua aliquota sia inferiore rispetto a chi ha redditi di 30 – 40 – 50 mila euro.
francesco zaffuto www.lacrisi2009.com